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"Mi ricordo che da ragazzina sentivo spesso i miei nonni parlare dei minatori di Lille, città del Nord della Francia, dove sono nata e ho vissuto prima di trasferirmi in Italia. Lille negli anni Quaranta era una città basata sull'economia tessile-mineraria e mi viene in mente quando parlavano di tutti quei minatori, che si erano poi ammalati di cancro dopo aver respirato per anni la polvere di silicio. I miei nonni erano molto arrabbiati perché avevano anche loro conosciuto cari amici che lavoravano nelle miniere lasciandoci la pelle, e che oltre al danno avevano anche la beffa di non veder riconosciuta alle famiglie neanche un'indennità per malattia professionale. Sì, i minatori dell'epoca lavoravano in condizioni disumane, senza protezioni, con turni massacranti, e raramente arrivavano all'età pensionabile e se ci arrivavano spesso erano in condizioni di salute critiche che di frequente portavano alla morte. E io, sempre con la mentalità da ragazzina che credeva che tutto si può cambiare in meglio, pensavo che quando sarei stata grande non ci sarebbero più state queste ingiustizie verso i lavoratori, che tutte queste morti sarebbero servite a qualcosa..."